Xilogenesi a Padova – 26 settembre ’25 – Le immagini dell’Opening

Venerdì 26 settembre 2025 abbiamo inaugurato la terza mostra del primo ciclo del programma espositivo di Xilogenesi, al Museo botanico dell’Orto Botanico di Padova.

Del progetto abbiamo già detto molte cose, in questi primi mesi, nei quali abbiamo reso “sintomatica” la ricerca, avviata oltre un anno fa, sulla Xiloteca di Eugenio Trevisan, con la sua capacità di colpire afferrare attrarre, e dunque con le sue estensioni contemporanee produttive, che fan fruttare tale potenziale d’interesse e attrazione extraordinario, cosa tipica delle cose speziali e ben fatte e non schematiche (in pratica – e in poesia- ci son scatole chiuse e scatole aperte, che librano liberano e e che fan librare – li buoni libri che rendono liberi, i pensieri, di cozzare, nello spirito, nelle azioni degne, ecco il logos).

L’Opening di Xilogenesi è stato bellissimo, l’atmosfera stessa sorrideva, come personificandosi, consapevole pareva, del ben portato, così generato.

Il Museo botanico si trova all’interno del complesso dell’Orto Botanico di Padova, che tutti noi amiamo, e al quale tutti noi talvolta torniamo, da anni, decenni, secoli, per immergerci, perchè è un luogo benefico e pregno e stimolante e rilassante al tempo stesso, un pò come i nostri boschi alti dolomitici, le cui specie ed essenze son qui raccolte nell’Alpineto. Certi luoghi dunque hanno il potere di sobillare la mente, pacificandola, sissignore.

Ora, finalmente, ci siamo immersi nell’Orto in modo produttivo, portandoci un progetto e condividendolo: siamo tipi costruttivi, contemplare non basta, occorre invece interagire con le cose significative. Ecco dunque La Metamorfosi DALLE Piante.

Il quadrato è nel cerchio dal 1575, era tempo di coadiuvarlo con una misura contemporanea attiva d’architettura culturale, attingendo ad una delle innumerevoli fonti di questo antico giardino culturale, e questa fonte è lo Xilario conservato al Centro Studi per l’Ambiente Alpino Lucio Susmel di San Vito di Cadore, che ora è tornato a casa (quattro esemplari originali della biblioteca di botanica forestale di Eugenio Trevisan sono esposti in Xilogenesi).
Ciò che contava dunque qui non era esporre e comunicare, ma studiare e produrre, come sempre, per arricchire paesaggio.

Il Museo prospetta sull’Orto Rinascimentale, il suo corpo si espande verso le Serre ottocentesche.
Qui Alles ist Blatt, naturalmente, e in questi giorni di allestimento, la pioggia ha fatto risplender d’umido ogni foglia e pianta e fusto e inflorescenza e fiore e frutto, una sinfonia umida degli organi vegetativi in specchiatura stillante.

Goethe vide l’Orto, per la prima volta, il 27 settembre 1786.
Il primo giorno di mostra di Xilogenesi: il 27 settembre 2025.
Embè?
Beh, Goethe lo conosciamo eccome.
Le date, come ogni circostanza, sono casuali.
Però (im)pongono una posa all’attenzione, che scarta e immagina congruenze, e questo non conta, conta, può contare, oppure canta.

Il Museo botanico, diretto da Elena Canadelli, espone ed esplora la storia dell’Orto, tra botanica e medicina, gli erbari e la biblioteca.
Elena Canadelli ci ha accolti nel Museo, favorendo da subito la collaborazione, come anche Isabella Colpo, direttrice dal Centro di Ateneo per i Musei CAM. Le ringraziamo entrambe per il loro lavoro prezioso, per l’apertura generosa e intelligente della loro visione, che ha consentito di compiere quest’altra fase di Xilogenesi. Ringraziamo anche Maria Barbara Liccardi, Elisa Brandi e Dalila Giacobbe e Carla Menaldo, e tutte le altre persone brave di Unipd che hanno reso possibile tutto questo, e così bene.
Primo tra tutti, però, ringraziamo Tommaso Anfodillo, che ha l’occhio chiaro e fermo, vede le cose in anticipo, rende facili quelle difficili, utilizza la serenità quale strumento inesorabile della determinazione, crede in noi come noi crediamo in lui, e ha aperto tutto lui, in verità, consentendo di costruire un eterogeneo progetto che radica profondamente nella biodiversità culturale e che si nutre di fiducia, reciprocità, sacrosante differenze nelle sensibilità, capacità evidenti che non s’appagano, allargamenti, ostinazioni, amore del bello, e quindi di pensiero e ricerca, di scienza e d’arte.

Ah, a proposito del CAM: assai interessanti anche gli altri Musei d’Ateneo, che stiamo studiando, come anche stiamo studiando un allestimento installativo dell’intera Xiloteca (56 volumi tutti aperti e ostesi creano uno Spazio d’ordine brulicante che accelera il reattore, estetico e percettivo). Tra questi Musei vi sono: Il Museo degli Strumenti d’Astronomia che ci fa tornar voglia (mai svanita; anche qui torneremo) di esplorazioni spaziali con INAF; il Museo di fisica Giovanni Poleni; il Museo di Geografia; il Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte; e gli altri, ma per oggi rimaniamo alle cose legnose.

La mostra è allestita in una saletta del Museo botanico, in fondo a destra. Piccola sala, grande concentrazione di spunti plastici, un rigoglio d’opere. Quattro volumi originali dello Xilario di Trevisan, stanno, aperti e in piedi, accanto ai libri d’artista di Cristian Sturi, David casini, Giuseppe Vigolo. E ad alcuni dei disegni realizzati per Xilogenesi dagli artisti invitati: qui la lista completa con i loro nomi, altri ne verranno in futuro, il progetto è aperto, mica chiuso.

Il 26 settembre, quando abbiamo inaugurato, l’abbiamo fatto nella straordinaria sala del Teatro botanico. In basso, accanto al tavolo dei relatori, era posizionata la teca-archivio-arca-arnia con gli altri disegni, estraibili, osservabili, una mostra in una scatola, un altro libro ad assetto variabile. Mancava Italo, tornerà.
Oltre cento persone han trovato posto sui banchi lignei dell’emiciclo, ed ascoltato i discorsi introduttivi, che son stati per nulla ingessati, e han fatto capire bene le virtù e la qualità e le capacità espresse in questo progetto, con questo lavoro di ricerca, che proseguirà, che molto ancora resta da fare. Han parlato le dott.sse Canadelli e Colpo, la dott.ssa Sartori, restauratrice dei libri in legno, il prof. Anfodillo, Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee.
L’ultimo al microfono è stato Lorenzo Barbasetti di Prun, che anche qui, come nelle precedenti due inaugurazioni xilogenetiche, ci ha fatto mangiare qualcosa, dopo aver raccolto i suoi edibili selvatici in Cadore, e stavolta era il Sorbo dell’uccellatore il protagonista, tagliato con altre specie forestali, e ne sono uscite due gelatine prelibate, che son state succhiate sugli scranni, mentre alcune bacche semisecche venivano sparate via utilizzando il flyer prometeico ‘rotolato come cerbottana e così sia.
Poi han parlato e parlano le opere. Tra i cento e più presenti, molti erano artisti. Gli artisti vengono sempre.
Qui gli orari d’apertura del Museo botanico, che son quelli dell’Orto: https://ortobotanico1545.it/visita/orari/

Foto: Teresa De Toni


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